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LA SCELTA DI SOPHIE
(SOPHIE'S CHOICE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 22 settembre 1983
 
di Alan Pakula, con Meryl Streep, Kevin Kline, Peter Mc Nicol (Stati Uniti, 1982)
 

Estate a Brooklin con un amante ebreo, folle e fascinoso e un giovane scrittore sudista che li tiene d'occhio di una donna polacca reduce dai campi di concentramento. Il romanzone di William Styron, che tutti hanno letto e pochi terminato, trattava le tre psicologie con la tipica finezza, diciamo pure con tutta l'ambiguità della parola scritta. I personaggi erano sinceri o equivoci, sensuali o repressi, ingenui o perversi: comunque a mezza strada fra i termini: ambigui appunto, in poche parole, vivi. Per carità, non che il film di Pakula non si lascl vedere. Direi anche che è ben fatto, nel senso che molto cinema che si vede ormai è ben fatto. E che sempre meno ce ne importa di vedere quel cinema ben fatto. Il romanzo di successo, la fotografia del celebre Nestor Almendros, i costumi perbacco d'epoca, le scenografie puntuali, il ritmo adeguato. E Pakula, regista caro ai cineflli, ci mette anche quel pizzico di sofisticazione intellettuale cara al cinema europeo. E che gli americani, a torto o ragione ci invidiano. E poi c'e Meryl Streep, l'unica cosa del film che sopravvive nella nostra memoria oltre le ventiquattr' ore. Giustamente bella, giustamente a doppio senso, un filo iettatrice. E castrata, cinematograficamente s'intende, dai suoi due partners maschili che non sanno di niente. Il film, si diceva, scorre senza problemi sotto i nostri occhi. Fino a quando iniziano le scene dei campi di sterminio nazisti. Qui il mestiere hollywoodiano nel buon senso della parola lascia il posto a quell'altro mestiere hollywoodiano. Quello che il vostro cronista non se la sente più di sopportare. Non quando si tratta di tragedie della storia dell'uomo la cui iconografia è più stampata nella nostra coscienza che non nella nostra memoria estetica. Qui, quarant'anni dopo, o si ha l'arte e il coraggio di dire qualcosa di nuovo o si sfuma. Ma il savoir faire di La scelta di Sophie non solo a questo punto non serve più. Ma mostra la sua vera natura.


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